Sinisgalli e l'industrial design

«Poi Giacinto con la forbice, e il mantice, e l’acido, e lo stagno, e la latta, si metteva a fabbricare le sue meravigliose forme, oliere, lucerne, imbuti. Forse è per averle guardate tanto a lungo quando la sfera del visibile è così ristretta, forse è per reagire alla civiltà che mi vuole suo figlio e che in ogni istante ne rivendica la legittimità, forse è per restituire, tutte le volte che mi riesce possibile, all’uomo i suoi meriti e le sue responsabilità, che io in questa fredda e limpida sera di gennaio, mi trattengo a rievocare il calore e l’ardore di una lucerna e la fisionomia snella, tagliente dell’oliera lucana. Alla grande tesi che s’intitola “Industrial design” voglio portare questo piccolo ma preciso contributo personale, l’opera accurata, paziente, amorosa dello stagnino di un vecchio borgo italiota. È chiaro che queste forme sono da prendere come espressioni dialettali, così colme di bellezza, una bellezza perenne e ormai immutabile. Concepite con felicità, la lima dei secoli e delle generazioni le ha perfezionate con accorgimenti millesimali. Noi forse esageriamo l’importanza di questi simulacri, di questi gusci inventati per contenere cibo e luce, un liquido lento e prezioso, un simbolo di Afrodite e di Cibele. Si capisce come questi sacri oggetti venivano a incorporarsi nella vita familiare dei miei avi e passavano, carichi di storia e di memoria, a confortarli con la loro presenza nelle tombe».  

Leonardo Sinisgalli

Lucerne, lanterne ed oliere, dai polisemici rimandi, rappresentano il contributo alla grande tesi sull’industrial design sostenuta da Leonardo Sinisgalli su «Civiltà delle Macchine», sua creazione editoriale, nel numero di marzo del 1953.

Nell’immaginario del poeta e ingegnere lucano, direttore creativo di importanti aziende italiane e fra i maggiori protagonisti della cultura del Novecento, si coglie la visione olistica di stampo leonardesco che tiene uniti il mondo della produzione industriale con il pensiero umanistico e i saperi e i simboli di una tradizione artigiana, mai tramontata, capace di coniugare “istintivamente” utile e bello, tradizione e innovazione.

Una integrazione/ibridazione di saperi, risposta alla frantumazione dei nostri tempi, che è linfa vitale del pensiero creativo che anima artigiani e designer, custodi e fautori di esperienze di bellezza.